al Nido Don Dioli dalle 17 giochi per grandi e piccini, musica, la torta e molto altro!
Il 18 maggio prossimo sarà un giorno importante: si festeggerà infatti un doppio compleanno. Non solo i 28 anni della Cooperativa Sociale Il Germoglio, ma anche i 20 anni dalla riapertura del Nido Don Dioli di Mizzana in via Modena. Tutta la cooperativa si sta preparando alla grande festa che partirà dalle 17 nei locali della scuola, fondata proprio da quel don Alberto Dioli al quale è intitolata.
L’asilo, infatti, ha una storia che viene da lontano e ha radici profonde, proprio come la piantina della favola “Il Germoglio E La Talpa Gnògnò”. Radici che affondano nel territorio e nella comunità di Mizzana, che sono poi germogliate dando vita a una scuola negli ultimi anni in grado di fornire un servizio per le famiglie ferraresi più in generale.
A ‘piantare i semi’ di questa pianta è stato don Alberto Dioli, pastore della parrocchia di San Matteo a Mizzana, alla metà degli anni Cinquanta. Un prete “libero e fedele”, come recita il titolo di un volume sulla sua esperienza di missionario in Africa, a Kamituga, nella Repubblica Democratica del Congo. Un sacerdote molto sensibile alle istanze sociali di un Paese in rapido cambiamento. E non poteva essere altrimenti, date le sue origini: nato a Corlo da una famiglia di braccianti socialisti e analfabeti che ebbero otto figli. È la più piccola, la signora Giorgia, ora 83enne, a confidare che il padre, pur dispiaciuto per la vocazione del figlio, ne ha sempre avuto grande rispetto: “Lo ha accompagnato in seminario sul cannone della bicicletta, con solo un materasso e pochi indumenti, piangendo da quando sono partiti fino all’arrivo”, in via Cairoli. E il rispetto sarà una lezione che don Alberto non dimenticherà mai, nemmeno nella sua opera pastorale. “Io ho imparato da papà a essere rispettoso delle idee degli altri: lo diceva sempre”, afferma la signora Giorgia. Lei e i genitori lo hanno seguito a Mizzana nel 1955 e poi di nuovo lei e il marito, il signor Alvero Forini, sono state figure importantissime nella rinascita e nella vita dell’asilo intitolato al fratello.
“Don Alberto era un uomo di una dolcezza infinita, ma sapeva quello che voleva, ed era un organizzatore instancabile”, sottolinea la signora Giorgia.
Il giovane parroco si dà subito da fare nella parrocchia di San Matteo, una realtà di persone umili, per lo più braccianti e mezzadri. Gli inizi non sono facili e il gregge è abbastanza diffidente, ma don Dioli sapeva “sussurrare alle coscienze”, con umiltà, semplicità, una buona dose di mite fermezza e soprattutto con l’esempio quotidiano di un impegno pastorale a favore della persona, senza distinzione alcuna. “In quegli anni c’era grande disoccupazione, soprattutto le donne non riuscivano ad andare a lavorare in campagna perché non sapevano come fare con i figli” e allora don Dioli pensa a un asilo. I lavori cominciano, ricorda la signora Giorgia, “con 35.000 lire, altri soldi non c’erano” e il progetto “lo ha disegnato un parrocchiano che si era appena diplomato, Franco Caselli, poi l’abbiamo fatto vedere a un ingegnere, perché serviva la firma”. “Non è stato un lavoro facile, ma don Alberto è riuscito a coinvolgere tutte le frazioni di Mizzana, ognuna ha eletto un suo rappresentante per l’asilo in una specie di commissione”. Tutta la comunità risponde, mettendosi a disposizione e l’asilo viene costruito “con le braccia dei mezzadri e dei braccianti”. “Quando la Montedison si è ingrandita, molte delle loro case sono state abbattute e loro hanno usato le pietre per costruire l’asilo. Si è anche costituita una cooperativa di scuola lavoro: tanti di quelli che hanno imparato a fare i muratori costruendo l’asilo di Mizzana poi l’hanno fatto per tutta la vita. E quando c’è stato il terremoto, dentro l’asilo non si è mosso nulla, nessun danno”, sottolinea la signora Giorgia. In un volume che ci mostra c’è la testimonianza di Gigi: “Per la realizzazione dell’opera tutti facevano e portavano quello che potevano, sia come soldi che come lavoro. Mio padre Mario diede quindici giorni di manodopera ed io in tutte le ore libere andavo in cantiere con martello e scalpello per pulire le pietre di recupero assieme a tanti altri miei coetanei. […] E’ stata come una vera gara per poter portare a termine quella magnifica struttura e si sa che quando una comunità crede nella buona riuscita di una cosa, si è sicuri che questa va a buon fine”.
Ed è così che l’asilo viene inaugurato nel 1958, alla presenza del Vescovo e del Prefetto. In ottobre ci sono tre bimbi iscritti, ma “in maggio erano arrivati già a cento”, perché iniziava il lavoro nei campi e per la raccolta della frutta, “tant’è che don Alberto aveva già pensato a un ampliamento, ma poi è stato trasferito al Barco”, rivela la signora Giorgia. L’asilo era intitolato a Maria Immacolata e a gestire i bimbi erano quattro religiose dell’ordine delle Immacolatine, la cui casa madre è ad Alba: “Le prime sono state: suor Maria Bambina, la direttrice, suor Paolina, suor Immacolata e suor Dina. Erano bravissime, cucivano persino i grembiulini”. C’era anche quello che adesso sarebbe il servizio di pre e dopo scuola: “le mamme portavano i bambini a messa alla mattina prima di andare al lavoro, le suore li portavano alla scuola elementare di via Traversagno e poi dopo le lezioni facevano far loro i compiti. “Fra i bimbi dell’asilo di don Alberto – sottolinea orgogliosa la signora Giorgia mostrandoci una foto in bianco e nero – c’è stato anche Paolo Zamboni”: ora è il professor Zamboni, conosciuto soprattutto per i suoi studi sulle possibili cause della sclerosi multipla.
Una storia che ha quasi rischiato di andare perduta, con il calo delle iscrizioni e la chiusura della scuola per molto tempo. Nel 1997-98 la Cooperativa Amordibambino ha preso in carico la scuola e tutti i lavori necessari all’autorizzazione al funzionamento e alla riapertura: “era tornata la necessità di questo servizio perché l’asilo comunale non riusciva a soddisfare tutte le richieste di iscrizioni”, racconta Arianna, educatrice al don Dioli con Amordibambino e ora responsabile dell’area infanzia de Il Germoglio. “Inoltre al Don Dioli non accedono solo bambini di Mizzana, perché la scuola si trova su un’arteria di passaggio e la sua posizione è comoda per molti genitori che lavorano nei dintorni pur risiedendo in altre zone di Ferrara”.
“Nel frattempo è anche cambiata l’ottica del servizio: non più solo il bisogno di lasciare i bambini a persone fidate durante le ore di lavoro, ha assunto maggiore importanza il progetto formativo”. L’assorbimento all’interno de Il Germoglio e l’inizio della sua gestione nel 2003 non hanno fatto che aumentare ancora di più l’attenzione per il progetto pedagogico e le diverse esigenze dei bambini edelle loro famiglie: fiducia e flessibilità, pedagogia attiva e della relazione, educazione all’aperto ed ecosostenibilità, sono solo alcune delle parole d’ordine del settore Infanzia de Il Germoglio.
Tutti invitati dunque, sabato 18 maggio dalle ore 17, al pomeriggio di festeggiamenti: insieme i rami cresciuti, gli ormai ex-bimbi del Don Dioli, e le nuove gemme, gli attuali iscritti, tutti con le loro famiglie. Ognuno potrà cercarsi nelle immagini della mostra fotografica appositamente allestita nei locali della scuola seguendo alcune ‘parole d’ordine’, venti come gli anni del Don Dioli. Inoltre ciascuno potrà lasciare un pensiero, una firma o qualsiasi traccia vorrà su un muro appositamente preparato in giardino in questi giorni.
Ci saranno anche tutti i componenti della famiglia de Il Germoglio, per festeggiare anche i 28 anni della Cooperativa. E poi la musica di Arianna Rotili ed Elisa Braiato, giochi per grandi e piccini, la torta e tante cose buone da mangiare preparate dal Ristorante 381 Storie da gustare.
Vi aspettiamo in tanti, dagli 0 ai 99 anni e oltre, perché una comunità forte e salda si vivifica anche e soprattutto con la partecipazione dei nuovi arrivati: sotto le fronde dell’albero piantato da don Dioli c’è posto ancora per tanti.
Un grande grazie alla signora Giorgia Dioli per aver condiviso i suoi ricordi con noi.